Saturday, August 25, 2012

L’autocensura di Bombay

Quello che vedete qui sopra é lo “scandaloso” quadro di Damyanti Sharma, una pittrice di New Delhi, che é stato ritenuto “inappropriato” dal direttore della più importante galleria d’arte di Bombay, la Jehangir Art Gallery, per “timore che possa offendere la sensibilità” di qualche visitatore a causa del suo “forte contenuto erotico”.
The lovers, by Akbar Padamsee
The lovers, by Akbar Padamsee
L’ondata di sessofobia in India, e a Bombay in particolare, continua dunque a crescere con rinnovato vigore. Il direttore della Jehangir Art Gallery, il quale si é detto personalmente convinto dell’assurdità della cosa, ha tuttavia sottolineato le conseguenze pratiche che la galleria ha dovuto subire negli ultimissimi tempi a causa del “nuovo” moralismo imperante nella metropoli: opere d’arte confiscate dalla polizia, spesso con arresto in “fragranza di reato” dell’artista; chiusura della mostra; pubblicità negativa sui media; attacchi più o meno violenti da parte di appartenenti a precise (e note) forze politiche.
L’India, patria del Kamasutra, non é nuova a queste ondate sessofobiche. Nel 1954 fece scalpore l’arresto del pittore Akbar Padamsee, uno dei più grandi artisti contemporanei indiani, mandato in carcere e poi processato per aver esibito in una mostra il suo quadro “The lovers”,  raffigurato qui a fianco, in cui un uomo stilizzato appoggia la mano sul seno di una donna, anch’essa stilizzata.
Il processo, per cui si mobilitarono centinaia di personalità e artisti del mondo intero (tra cui il critico d’arte tedesco Rudy Vonleyden, che realizzò un corposo collage di fotografie erotiche tratte dai templi di Khajurao e Konarak), vide poi assolto l’artista grazie ad una formula di compromesso giuridico (il cosiddetto “Akbar Padamsee Code”), che sancì una sorta di extraterritorialità delle gallerie d’arte indiane dal comune senso di pudore del Paese.
Compromesso che, a giudicare da quello che sta succedendo, oggi pare non reggere più alla forza d’urto delle spallate dei nuovi guardiani della moralità indiana.

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